La rosa
di Marco Celati - giovedì 20 luglio 2017 ore 14:40
Vediamo. Rosa, rosae, rosae, rosam, rosa, rosa; rosae, rosarum, rosis, rosas, rosae, rosis. Latino, prima declinazione, singolare e plurale. Un "rosario". E vabbè.
Un'altra reminiscenza scolastica: la professoressa di lettere del liceo ci dette da commentare la poesia del Poliziano, in particolare i versi "Sicché fanciulle, mentre è più fiorita/ cogliam la bella rosa del giardino" . Il collegamento voleva essere al "carpe diem" di Orazio oppure al coevo "Quant'è bella giovinezza,/ che si fugge tuttavia!/ Chi vuol essere lieto, sia:/ di doman non c'è certezza" del Magnifico Lorenzo. Anche "Rosa fresca aulentissima ch’apari inver’ la state, / le donne ti disiano, pulzell’ e maritate" del siciliano Cielo d'Alcamo poteva essere citata. Infine si poteva, a discrezione, sconfinare nel romanticismo crepuscolare e gozzaniano delle "rose che non colsi" e chi più ne ha, più ne metta, anzi ne colga.
Il Passetti, ragazzo alto, robusto, primo nel lancio del disco ai campionati studenteschi, bravo a disegno, con la letteratura forse non se la diceva tanto e ancora meno con Messer Angelo Poliziano, che in effetti, a dirla tutta, era una palla leziosa. Così argomentò nel suo componimento che non capiva se il Nostro avesse scritto di poesia o avesse inteso redigere un trattato di botanica. Proprio così scrisse, lo ricordo, perché la prof lesse, urlando, le sue conclusioni, che evidentemente non condivideva appieno, e gli affibbiò un bel "4" sul registro. Il Passetti si mortificò a tal punto che nella vita fece l'ingegnere, non prima di essersi regolarmente laureato.
Spesso si studiava insieme, era un caro amico; dagli anni del liceo ci siamo visti poco o niente. Credo che sia ingegnere capo in un Comune della costa. Chissà se ha una barca e una casa con un giardino di rose fiorite.
La Rosa dei Venti era un'organizzazione neo fascista: non indicava venti propizi. La Rosa Bianca fu invece anti hitleriana, i Rosacrociani furono i presunti eredi dei cavalieri templari. La rosa è un fiore di infiniti tipi e tonalità, applicazioni e significati. Rosso/passione, giallo/gelosia, bianco/purezza e via e via. D'altro canto "Una rosa, è una rosa, è una rosa" , coniugava in assoluto Gertrude Steiner. E Ivano Fossati canta “Rosa di una rosa…piega dolorosa, unica rosa” . Dice, non c'è rosa senza spine; se è per questo nemmeno carciofi, a parte qualche varietà, non a caso detta "mammola". Ma vogliamo parlare dei fichi d'india, allora?
E comunque, tornando alle rose, a ritroso tra le carte dell'albero genealogico, che la Biblioteca Comunale mi ha fornito, ho scoperto l'esistenza di un antenato che ebbe precedenti letterari almeno degni di menzione. Trattasi di tal Lapo Celati che visse nel contado fiorentino intorno al 1300. Fu un esponente minore del "Dolce stil novo", emulo del più celebre Guido Cavalcanti, quello di "Perch’i’ no spero di tornar giammai,/ ballatetta, in Toscana,/ va’ tu, leggera e piana,/ dritt’a la donna mia,/ che per sua cortesia/ ti far à molto onore./ Tu porterai novelle di sospiri/ piene di dogli’ e di molta paura;/ ma guarda che persona non ti miri/ che sia nemica di gentil natura" , eccetera, eccetera. Cortese e struggente.
In un'antica e desueta antologia ho ritrovato questa poesia di Lapo che mi sono permesso di trascrivere in un italiano contemporaneo; una cosa in famiglia, dopotutto, il mio illustre avo mi perdonerà.
STA NELLA PRIMA ROSA
Sta nella prima rosa il suo
profumo,
nel nome si nasconde un
sortilegio:
rosa sei rosa rossa ed a ciascuno
apri una pena in cuore come un
fregio.
Una ferita che sanguina ed
esprime
l'amore che si prova per la
bella,
come feriscon, fiore,
le tue spine,
come risplende in cielo la sua
stella.
Questa canzone di croce e
cavalieri
voli nel cielo sopra la terra
cruda
e sveli il velo de' tuoi grigi
pensieri
e dica il vero dell'anima mia
nuda.
Ogni rosa è come il cuore in
petto,
fiorisce con la vita e la sua
sorte
sta nell'onore d'ogni uomo
retto,
soffre e dolora se ferito a
morte.
Se sentirai questi versi e
questa voce
ti porterà un'eco da lontano,
giunto sarà
il fiume alla sua
foce,
nel mare dei ricordi che più amiamo.
Non male. Sarei addirittura tentato di ritenere che voci e temi di "Sta nella prima rosa" riecheggino nel "Nome della Rosa", di Umberto Eco, nel motto nominalista finale: "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus" . Il grande studioso e romanziere, nel suo sterminato sapere, avrà senz'altro conosciuto anche le opere minori del mio avo e mi piace pensare che anche da quelle abbia potuto trarre una qualche ispirazione. Forse.
Pontedera, 25 Maggio 2017
Marco Celati