Poesie e racconti
di Marco Celati - lunedì 16 marzo 2015 ore 11:30
Mi chiamo Marco Celati, sono nato a Pontedera, in Valdera e sono stato qui: "un paese ci vuole...Un paese vuol dire non essere soli". Sono un sessantenne, mi piace scrivere e non ho mai smesso di farlo. A volte anche dipingere. Ho raccolto cose scritte tempo fa, in anni più giovani e cose più recenti. Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive. La poesia, la prosa sono letteratura. I miei autori preferiti sono Montale, Luzi, Fortini, Caproni, Pavese, Tabucchi, Pessoa, ne elenco alcuni, in ordine sparso. Loro ed altri ovviamente, sono letteratura. Il mio modo di scrivere si traduce in una prosa poetica o in una poesia prosastica: di cuore e di testa, soggettivo e oggettivo, intimista e civile, non so se piacerà a qualcuno. Francamente me ne infischio. Scrivo per mio piacere e per mia cura. Cerco di sentire lo spirito del tempo, ma non riesco quasi mai a comprenderlo. Non amo i sentimentalisti crepuscolari o i laudatores temporis acti, "non so più quel che volli o mi fu imposto" e ignoro "se il fuoco oltre la fiamma brucia ancora", però gli anni sono passati e il tempo a volte è un galantuomo, spesso un macellaio e crescendo s'impara un bel niente. Sono stato impegnato, ho fatto altre cose: alcune di cui andar fiero, altre no, come tutti. Non ho voglia necessariamente di pubblicare: oggi si scrive troppo e si legge poco e anch'io, purtroppo, non mi sottraggo a questo vizio. E poi tutta quella carta, nemmeno riciclata, nemmeno prodotta da foreste controllate...Ho sentito semplicemente il bisogno di sapere che qualcuno possa leggere queste cose. Vanitas vanitatis et omnia vanitas, ma che sarà mai...In fondo "abbiamo fatto del nostro meglio per peggiorare il mondo" e alla fine "la poesia non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi".
Il titolo è "Raccolte & Paesaggi", come "Fatti & Idee" o "Cavalli & Segugi". Buona lettura.
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IL TEMPO
Il tempo non per tutti è lo stesso: un africano
dopo un'ora di attesa, voi avete l'orologio,
noi abbiamo il tempo in Africa, mi disse.
Se il tempo misura il progresso o la durata,
lo spazio e la velocità del divenire
non lo so, se Achille raggiungerà mai
la tartaruga e se i gemelli, divisi
da un viaggio interstellare, avranno
età diverse è presto per saperlo
o forse no e in fisica il tempo non esiste.
Siamo noi che siamo stati e che saremo
e percepiamo il moto e l'intervallo
e il tempo interminabile che tedia
o il breve attimo irripetibile che sfugge:
dipende da te, da me, da noi, dal senso
di essere e non essere, dal paradosso
di nascere e morire: il tempo ci è dato
e tolto, ci è imposto, accade o si è voluto.
Io per me circondo la casa di orologi:
battono discordanti, non segnano
lo stesso tempo, danno al mio ritardo
meno certezza e gravità.
Febbraio 2015
Marco Celati