Finale di partita?
di Adolfo Santoro - sabato 14 giugno 2025 ore 08:00

Nel 1937 Samuel Beckett si stabilì a Parigi, dove gli accadde l’assurda avventura del barbone che lo pugnalò alle spalle. Uscito dall'ospedale, volle conoscere il suo ignoto feritore e cercò di aiutarlo. A Beckett che domandava al suo potenziale assassino Perché l’hai fatto? questi rispose Non lo so! Il barbone confessò così l’assurda e stupida tragicità della condizione umana.
Per Chris Hedges, giornalista del New York Times, l’assurdo e tragico viaggio dell’uomo sulla Terra è chiaro!
La traiettoria è chiara. Bruciare il pianeta. Rinchiudere i dissidenti. Censurare. Schiacciare coloro che resistono, soprattutto quelli del Sud globale, con armi industriali e violenza indiscriminata. E, se si fa parte della classe privilegiata, ci si ritira in recinti che forniscono cibo, acqua, cure mediche, elettricità e sicurezza che saranno negati al resto di noi.
Alla fine, tutti faranno la fine dei dinosauri che, almeno, non erano responsabili della loro stessa fine. La tragedia è che la maggior parte della classe criminale dominante probabilmente sopravviverà un po’ più a lungo del resto di noi.
Non abbiamo scampo: perfino internet, lo strumento che in ultima analisi serve attualmente a controllare e a manipolare le masse, sarà prima o poi negato! Né pane, né giochi da circo direbbero i romani! E l’assurdo sta nel fatto che anche per gli straricchi che dominano le sorti del mondo non ci sarà scampo, non ci sarà Marte o Antartide o Sottosuolo in cui rifugiarsi!
Ma l’assurdo è già ora. Secondo le analisi del centro studi Ember, lo scorso aprile e a livello globale, la produzione di elettricità da solare (233 Terawattora) ha superato, per la prima volta, quella da nucleare (213 Terawattora). Nonostante ciò, per chi domina il mondo la fonte di energia pulita da privilegiare è il nucleare civile, anche se quest’energia è troppo costosa (e, quindi, tendenzialmente solo per straricchi), è pericolosa per vari motivi e sarà a disposizione comunque troppo tardi per i cambiamenti climatici che incalzano. I cambiamenti climatici sono, infatti, accelerati, oltre che dalle guerre, dall’aumento dell’economia basata sul petrolio e sul gas, promessa dai giacimenti sottomarini (tra Egitto, Gaza, Libano e Siria, davanti alle coste dell’Argentina, al di sotto dell’Artide.
La guerra mondiale a pezzi, di cui parlava papa Francesco, si sta ampliando:
1) Netanyahu, oltre a coinvolgere i terroristi dell’ISIS contro Hamas, sta cercando di scatenare la guerra dei paesi arabi sunniti del patto di Abramo contro l’Iran sciita, nel folle progetto di arrivare all’India, che, a sua volta, potrebbe finalmente sbarazzarsi del Pakistan (ma India e Pakistan sono in possesso di armi atomiche!);
2) i Paesi europei volenterosi stanno tentando di cronicizzare ulteriormente la guerra dell’Ucraina in attesa di un possibile crollo economico della Russia, che avverrebbe entro due anni (la Russia potrebbe rispondere a) utilizzando i suoi missili a lunga gittata, b) sistemando postazioni missilistiche in Libia e con ciò minacciando i Paesi volenterosi – ma anche l’Italia - dal sud; c) iniziando a far esplodere bombe atomiche tattiche);
3) in Africa, oltre alla guerra del Sudan, numerosi focolai di guerra sono accesi dagli islamisti jihadisti di Boko Haram, attivi in Nigeria, Ciad, Niger, Camerun e Mali;
4) Trump ha fatto sapere che sono già pronti i piani per invadere Panama e la Groenlandia (nel caso della Groenlandia la situazione diventa paradossale per la NATO: uno Stato della NATO – gli USA - che attacca un altro Stato della NATO – la Danimarca, che, a sua volta, è già impegnata nel fronte delle minacce alla Russia!).
Siamo al finale di partita per l’uomo sulla Terra!
Nel gioco degli scacchi, il finale di partita designa l’ultima ed estenuante parte dell’incontro tra due giocatori di pari capacità: diventa esiguo il numero di pezzi superstiti sulla scacchiera e il re non è più soltanto un pezzo da difendere, ma diventa anche una figura di attacco.
Finale di partita di Beckett, atto unico del teatro dell’assurdo, mette in scena Hamm, un vecchio e ricco signore giunto al termine della sua esistenza, continuamente messo sotto scacco dagli altri personaggi, primo tra tutti Clov, il suo servitore, in un’incessante susseguirsi di mosse e contromosse. Hamm è il re in questa partita a scacchi persa fin dall’inizio, che, nel finale, fa delle mosse senza senso che soltanto un cattivo giocatore farebbe: Hamm sta soltanto cercando di rinviare la fine inevitabile. Un bravo giocatore avrebbe da tempo proposto: Partita patta?
Così Beckett spiegò Finale di partita al cast durante le prove dello spettacolo allo Schiller Theater di Berlino:
Hamm, cieco e paralizzato sulla sua sedia a rotelle, continua a tormentare Clov dandogli ordini assurdi e poi ritrattandoli in continuazione. Ma anche Clov (l’esatto opposto di Hamm: ci vede, ma non può piegare le gambe per sedersi) tormenta a suo modo Hamm, con il suo atteggiamento passivo-aggressivo, alternando la minaccia di abbandonare il padrone al suo ostentare obbedienza. I genitori di Hamm (la madre Nell e il padre Nagg) sono invece ridotti a tronchi umani e vegetano all’interno di due bidoni della spazzatura.
Ecco alcuni passaggi di Finale di partita.
Clov (sguardo fisso, voce bianca). Finita, è finita, sta per finire, sta forse per finire. … I chicchi si aggiungono ai chicchi a uno a uno, e un giorno, all'improvviso, c'è il mucchio, un piccolo mucchio, l'impossibile mucchio. … Non possono più punirmi. … Me ne vado nella mia cucina, tre metri per tre metri per tre metri, ad aspettare che mi faccia un fischio. … Sono dimensioni ideali, mi appoggerò alla tavola, guarderò il muro, aspettando che mi faccia un fischio.
Hamm. ...A... (sbadigli) ... a me .. la mossa. (Tiene il fazzoletto aperto davanti a sé, a braccia tese) Vecchio cencio! (Si toglie gli occhiali, si asciuga gli occhi, la faccia, pulisce gli occhiali, li rimette, piega accuratamente il fazzoletto e lo ripone con delicatezza nel taschino della vestaglia. Si schiarisce la gola, unisce i polpastrelli) S’è ma... (sbadigli) ...mai visto un dolore più... più alto del mio? Può darsi. Nei tempi andati. Ma oggi? … Mio padre? … Mia madre? … Il mio... cane? … Oh, certo, non dico che non soffrano, per quel tanto che degli esseri simili possono soffrire. Ma si può dire che le nostre sofferenze si equivalgano? Può darsi. … No, tutto è a... (sbadigli) ...assoluto, (con orgoglio) più si è grandi più si è pieni. … (Avvilito) E più si è vuoti. (Tira su dal naso) Clov! … No, sono solo. … Che sogni! Quelle foreste! … Basta, è ora di farla finita, anche nel rifugio. … E tuttavia esito, esito a... a farla finita. Sì, è proprio così, è ora di farla finita e tuttavia io esito ancora a... (sbadigli) ...a farla finita. (Sbadigli) Oh, ma insomma, che cosa mi prende, farei meglio ad andarmene a dormire. (Dà un colpo di fischietto. Entra Clov, subito. Si ferma accanto alla poltrona). Puzzi da far paura! (Pausa). Preparami, voglio dormire.
Hamm è, dunque, un depresso e soffre di una depressione inerte, senza slanci, propria di un Hamlet sconfitto, morto vivente, cui resta come forma di attaccamento alla vita il vaniloquio del dominio sull’altro, su un sostituto della mamma: è quella che viene etichettata come depressione unipolare e viene ritenuta dall’OMS la più diffusa malattia entro il 2030.
Ecco come continua Hamm.
Hamm. Nella mia casa. … (Profetico e con voluttà) Un giorno sarai cieco. Come me. Sarai seduto in qualche luogo, un piccolo pieno perduto nel vuoto, per sempre, nel buio. Come me. … Un giorno dirai a te stesso, Sono stanco, vado a sedermi, e andrai a sederti. Poi dirai a te stesso, Ho fame, ora mi alzo e mi preparo da mangiare. Ma non ti alzerai. Dirai a te stesso, Ho fatto male a sedermi, ma visto che mi sono seduto resterò seduto ancora un poco, poi mi alzerò e mi preparerò da mangiare. Ma non ti alzerai e non ti preparerai da mangiare. … Guarderai il muro per un poco, poi dirai a te stesso, Ora chiuderò gli occhi, forse dormirò un poco, dopo andrà meglio, e li chiuderai. E quando li riaprirai il muro non ci sarà più. … Intorno a te ci sarà il vuoto infinito, tutti i morti di tutti i tempi non basterebbero, risuscitando, a colmarlo, e sarai come un sassolino in mezzo alla steppa. … Sì, un giorno saprai cosa vuol dire, sarai come me, solo che tu non avrai nessuno, perché tu non avrai avuto pietà di nessuno e non ci sarà più nessuno di cui aver pietà.
Ed ancora: Uno! Silenzio! … Dov'ero rimasto? … S'è rotto il filo, siamo rotti noi. ... Tra poco si rompe tutto. ... Non ci sarà più voce. … Quel giorno, ricordo, c'era un sole veramente splendido, l'eliometro segnava cinquanta, ma già stava per precipitare nella... tra i morti. … Non venitemi a raccontare che laggiù c'è ancora della popolazione. Questo poi no! No, no, più nessuno … Quel giorno, ricordo, c'era un vento sferzante, l'anemometro segnava cento. Sradicava i pini morti e se li portava via... lontano.
Giunge così un uomo affamato … come un abitante di Gaza.
Insomma per farla breve riuscii finalmente a capire che voleva del pane per il suo bambino. Del pane! Un accattone, come al solito. Del pane? Ma io non ho pane, non lo digerisco. Bene. Allora del grano? Di grano ne ho, è vero, nei miei granai. Ma riflettete, riflettete. Io vi do del grano, un chilo, un chilo e mezzo, voi lo portate al vostro bambino e gli preparate, se è ancora vivo, una buona pappa... una buona pappa e mezza, ben nutriente. Bene. Lui ritrova il suo colorito... forse. E poi? ... Quel giorno, ricordo, faceva un tempo incredibilmente asciutto, l'igrometro segnava zero. L’ideale, per i miei reumatismi. Ma in che cosa sperate, alla fin fine? Che la terra rinasca a primavera? Che il mare e i fiumi ridiventino pescosi? Che cada ancora della manna dal cielo per degli imbecilli come voi? … E poi già allora immaginavo che non ne avrei più avuto per molto. (Ride.) ... Allora? … Allora? … Qui da me, stando bene attento, potrete morire di morte naturale, coi piedi all’asciutto. … Allora? … Finì per chiedermi se acconsentivo a ricoverare anche il bambino... se era ancora vivo. … Era il momento che aspettavo. … Se acconsentivo a ricoverare il bambino. … Lo rivedo, in ginocchio, le mani appoggiate a terra, che mi fissava con occhi da demente, nonostante quel che gli avevo appena comunicato in proposito. … Per oggi basta. … Non ne avrò più per molto, con questa storia. … A meno d'introdurre degli altri personaggi. … Ma dove trovarli? … Dove cercarli? … Preghiamo Dio.
Il finale di partita ci sta coinvolgendo tutti. E l’unico scampo è seguire il consiglio dell’imperturbabilità di Buddha o le indicazioni di Francesco De Gregori quando canta:
È troppo tempo, amore, che noi giochiamo a scacchi. Mi dicono che stai vincendo, e ridono da matti. Ma io non lo sapevo che era una partita. Posso dartela vinta e tenermi la mia vita …
E mi sembra sempre più attuale il commento a Finale di partita di Nicola Chiaromonte:
L’attualità di Beckett sta nel fatto che l’immagine del mondo esausto, di un tempo fermo, di un’umanità sfinita e disfatta che egli presenta e ripresenta, ci coglie disarmati e poco pronti a ritorcere con argomenti ottimisti.
Adolfo Santoro