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Attualità sabato 06 febbraio 2021 ore 09:00

Testi, l'azienda chiude ma la Toscana non ci sta

L'azienda annuncia la chiusura dell’impianto poi il faccia a faccia tra il presidente della Regione Toscana e il management della multinazionale



GREVE IN CHIANTI — Durante la riunione in videoconferenza del coordinamento nazionale tra i sindacati e l’azienda proprietaria Buzzi Unicem, quest’ultima ha annunciato la chiusura dell’impianto di Greve in Chianti oltre che di Arquata Scrivia a partire dal 31 Marzo prossimo, data della scadenza del blocco dei licenziamenti.

Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil Firenze in rappresentanza dei 75 dipendenti toscani sono subito insorte “Si tratta di una decisione grave, inaccettabile e ingiustificata, senza ragioni industriali. Oggi hanno motivato la decisione dopo una ricostruzione della crisi del settore, ricostruzione che secondo noi non corrisponde alla realtà su Testi: Buzzi Unicem ha comprato lo stabilimento di Testi nel 2019, in piena crisi, solo per aumentare quote di mercato, tant’è che già dopo poco tempo ha iniziato a smobilitare sulla produzione. Chiediamo all’azienda di tornare indietro su questa decisione, e subito parta un confronto su un piano sociale per i lavoratori e su come ovviare alle ripercussioni ambientali di una eventuale chiusura”.

Subito dopo il faccia a faccia tra il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il management della multinazionale italiana che produce cemento. Con il presidente, Valerio Fabiani, consigliere delegato al lavoro e alle crisi aziendali; dall'altra parte, in videoconferenza, Antonio Buzzi, che per l'azienda si occupa del mercato italiano.

Nelle mani di Giani la lunga nota di denuncia dei sindacati, che il presidente ha incontrato lunedì scorso davanti a palazzo Strozzi Sacrati e che al tavolo nazionale, si sono sentiti annunciare la chiusura dello stabilimento "Condivido le preoccupazioni espresse e sono amareggiato per questa scelta; si tratta di uno degli ultimi avamposti manifatturieri nel territorio del Chianti. La scelta di interrompere la produzione contrasta con la programmazione della Regione, che già adesso e anche nel futuro, grazie al recovery fund, prevede opere pubbliche, edilizia e infrastrutture con progetti in parte già cantierabili".

"Per noi Testi era ed è un sito strategico e per questo abbiamo elencato proposte sulle quali siamo pronti a lavorare, anche mettendo in campo risorse e attivando tutti gli strumenti disponibili - ha detto Fabiani -; se poi l'azienda non fosse interessata, fatto salvo il nostro impegno per trovare altri interlocutori, resta in ogni caso il fatto che la multinazionale non potrebbe sottrarsi alle responsabilità sociali e di bonifica ambientale". In particolare Fabiani chiede "la più ampia copertura di ammortizzatori sociali, un incentivo alla ricollocazione e comunque, complessivamente, un ruolo dell'attuale proprietà nella transizione verso la reindustrializzazione del sito".

Tra gli argomenti che la Regione ha indicato all'azienda anche l'individuazione di una advisor specializzato nel ricollocamento territoriale dei lavoratori e nel rilancio di Testi.


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