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venerdì 26 settembre 2025

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

​Bombardare con il silenzio

di Federica Giusti - venerdì 26 settembre 2025 ore 08:00

Non sono una politologa, non sono esperta di diritto internazionale né tanto meno di diritto bellico (mi fa sorridere solo che esista). Ma sono una psicologa, e ho a cuore il benessere mentale dell’Altro, psicodinamicamente inteso. L’Altro, chiunque esso sia.

E in qualità di psicologa e professionista della cura dell’Altro, non posso tacere di fronte a ciò che sta avvenendo attorno a me, attorno a noi.

In questi ultimi mesi il silenzio, il silenzio delle Istituzioni, il silenzio della politica, il silenzio di chi ha potere per provare a fermare ciò che sta accadendo a Gaza, ruomoreggia nella mia testa, nella mia anima, ancora di più del frastuono delle bombe.

Perché si uccide anche con il silenzio, non solo con le armi.

Ed è vero, chi afferma che tutta la mobilitazione che c’è per la Palestina non c’è e non c’è stata per altri conflitti bellici tuttora presenti nel mondo magari ha anche ragione. Ma, a mio avviso, ripeto, da semplice psicologa e semplice cittadina, c’è una grande differenza dovuta a ciò che si può vedere ogni giorno, ossia la morte e la distruzione di un popolo, l’affamazione di innocenti, la distruzione dell’entità di un bambino.

E non mi piace quando si fa un gioco semantico, nel cercare la parola giusta per definire, perché mi sembra un mero tentativo di spostare l’attenzione sul particolare, perdendo di vista il reale problema. Non si tratta di capire se è o meno genocidio la parola giusta da utilizzare, si tratta di capire come fare per impedire a milioni di persone di morire, spesso anche di fame e di sete. E non mi dilungo sul tema di chi ha chiesto la definizione di bambino, lo trovo quasi surreale, oltre che offensivo e privo di logica.

Quando ero piccola mi chiedevo e chiedevo ai miei nonni cosa ricordassero dell’Olocausto. Non riuscivo a capire come potessero essere accaduti relativamente vicini a noi dei fatti così gravi e tragici. Loro, i miei nonni, alcuni classe 1920, altri 1925, in realtà mi dicevano che loro non sapevano nelle campagne cosa accadesse di preciso nei campi di concentramento. Loro non avevano un’idea precisa, come poi hanno avuto dopo, vedendo immagini e leggendo le storie. Loro sapevano, però, che c’erano delle persone che andavano protette ed aiutate a proteggersi, e lo hanno fatto. Mettendo a disposizione ciò che avevano, ossia ben poco in realtà, da contadini.

Eccola la differenza. Se per molti degli altri conflitti presenti in questo momento, è più difficile essere documentati, la storia di Gaza adesso, così come quella dell’Ucraina, sono sotto i nostri occhi. Ed è doloroso rimboccare le coperte a mio figlio la sera, pensando che migliaia di bambini come lui non arriveranno al giorno dopo, moriranno tra le braccia dei loro genitori o dei loro fratelli, oppure per mezzo di un drone impazzito. E un giorno lui, mio figlio, mi chiederà cosa ho fatto io per fermare tutto questo, e dovrò dire la verità. Io non ho fatto niente. Nessuno ha fatto niente. Ci siamo solo fermati a guardare.

Io spero che non sia questo il finale.

Io spero che non si arrivi alla distruzione di nessun popolo in diretta streaming.

Io spero che quel guizzo di prosocialità insita nell’essere umano, possa raggiungere smuovere mari e monti per non essere complici.

Non conta il credo politico, non conta essere di destra o di sinistra, conta essere umani.

Altrimenti abbiamo sbagliato tutto.

Abbiamo sbagliato tutti.

Federica Giusti

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