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venerdì 14 novembre 2025

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

Non dormo, che cosa vuol dire?

di Federica Giusti - venerdì 14 novembre 2025 ore 08:00

Il sonno è per noi esseri umani un elemento imprescindibile, del quale non possiamo fare a meno. Eppure possono esserci delle difficoltà o dei disturbi conclamati a suo carico che impattano negativamente sul nostro benessere psicofisico.

Il sonno rigenera il corpo, stabilizza l’umore e favorisce la memoria. Quando però le notti diventano agitate o troppo brevi, il nostro equilibrio ne risente profondamente.

Circa il 30-40% della popolazione soffre di insonnia, anche in maniera temporanea.
In psicologia e medicina del sonno si distinguono tre forme principali di insonnia, che hanno cause e caratteristiche diverse.

La prima è l’insonnia iniziale, che si ha quando addormentarsi diventa un’impresa, quando ci si mette a letto, ma la mente non si spegne.
I pensieri si affollano, si analizzano situazioni, si rivivono momenti della giornata o si immaginano scenari futuri. Il corpo è stanco, ma la mente è in allerta. Le cause potrebbero essere relative ad ansia e stress che non permettono all mente di rilassarsi e lasciarsi andare ad un sonno ristoratore, ma anche all’uso di dispositivi elettronici prolungato prima di coricarsi, così come sostanze psicotattive assunte prima di dormire, tra cui le più comuni sono alcol e caffeina.

Un cambiamento della routine serale che preveda l’inserimento di alcune tecniche di rilassamento accompagnate da una buona lettura oppure una tisana rilassante possono favorire l’addormentamento.

La seconda forma di insonnia è quella centrale, nella quale i risvegli avvengono nel cuore della notte. L’addormentamento avviene senza particolari difficoltà, ma i risvegli possono essere frequenti e non permettere al soggetto di riaddormentarsi in tempi stretti. La conseguenza è quella di svegliarsi più stanchi di quando si è andati a dormire, con riflessi anche sull’umore che potrebbe diventare più irritabile. Potrebbe essere causata dalla presenza di dolori fisici o cause comunque organiche che impediscono un sonno ristoratore, oppure il luogo nel quale si dorme non è adeguato al nostro sonno (basti pensare a quando siamo in hotel). Dal punto di vista psicologico, invece, ci può essere una tensione emotiva o addirittura la presenza di aspetti depressivi che rendono il sonno estremamente leggero.

È una delle forme che ci rende più nervosi perché richiederebbe un cambiamento ad un orario in cui raramente siamo motivati. Talvolta alzarsi anziché lottare con il sonno può essere utile, per bere una tisana, leggere un libro, conciliare in qualche modo il sonno.

L’ultima tipologia di insonnia è quella che ci porta a svegliarci troppo presto, ossia l’insonnia terminale.

In questa forma, ci si addormenta regolarmente ma ci si sveglia molto prima della svegli, senza riuscire a riprendere sonno.
È una delle manifestazioni tipiche dei disturbi della sfera depressiva, in cui il ritmo sonno-veglia si altera. Ma può essere causata anche da squilibri ormonali o forti preoccupazioni che ci rendono vulnerabili e ci attivano là dove dovremmo riposarci. In questi casi, se l’insonnia mattutina si accompagna a calo dell’umore, perdita di interesse e stanchezza persistente, un supporto psicologico o psicoterapeutico può essere fondamentale.

Ascoltare il modo in cui dormiamo o non dormiamo è un utile strumento per misurare la temperatura del nostro benessere psicofisico. Non sottovalutiamo il nostro sonno!

Federica Giusti

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