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Il vino nel legno dei boschi doc

Presentazione lunedì all'Accademia dei Georgofili del progetto per conservare il Chianti classico nelle botti realizzate con il legno del terriorio

Tornare a conservare e affinare il Chianti Classico nelle botti di legno del territorio, circa 48mila ettari, come avveniva fino ai primi decenni del Novecento. E’ il progetto di valorizzazione della produzione legnosa dei boschi del ChiantI Classicosvolto dalla Fondazione per il Clima e la Sostenibilità con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze i cui risultati saranno illustrati lunedì 25 gennaio nella sede dell’Accademia dei Georgofili (Logge Uffizi Corti).

L’occasione è offerta dalla presentazione del volume ‘Il Vino nel legno’ a cura di Raffaello Giannini, organizzata in collaborazione con l'Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana.

"Ormai il legno dei vasi vinari - spiegano i curatori del progetto - proviene prevalentemente dall’estero ma ci sono oggi le condizioni per poter sperimentare una nuova produzione che impiega legname autoctono e identificabile. I boschi di castagno e roverella dell’area del Chianti Classico, possono produrre circa due milione di tonnellate di legname derivante e, solo nel caso del castagno, da ogni ettaro possono essere ricavati 120 metri cubi di legname, una quantità significativa che aumenterebbe di valore e allo stesso tempo consentirebbe lo sviluppo occupazionale legato alla produzione di doghe".

ll progetto che sarà presentato a Firenze ha richiesto due anni di ricerche e di studi e ha coinvolto oltre 10 aziende vitivinicole, tre aziende boschive ed una falegnameria e si è concluso con la realizzazione di alcuni carati da 250 litri, costruiti in legno di castagno certificabile per provenienza aziendale locale, attualmente in prova per l’affinamento e l’invecchiamento del vino.

Nella fase successiva l'operazione potrebbe svilupparsi attraverso prove di affinamento dei vini sui carati di castagno appena prodotti. Le informazioni necessarie per completare il quadro conoscitivo, prima di dare impulso alla filiera, riguardano soprattutto le interazioni fra vino e legno e comprendono gli aspetti di scambi di ossigeno (microssigenazione) capaci di influire sulle trasformazioni che avvengono durante l’invecchiamento, una valutazione sensoriale finalizzata a comprendere l’apprezzamento del consumatore, l’individuazione delle molecole rilasciate dal legno e una loro valutazione salutistica. Contemporaneamente potrebbero essere svolte prove tecniche di realizzazione di carati con legno di roverella (la quercia più diffusa nei nostri boschi) di cui attualmente è stata prodotta una partita di doghe che sono in fase di stagionatura (fase di essiccazione del legno che dura per le doghe 3-4 anni).