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Lavoro martedì 15 gennaio 2019 ore 17:22

Il Chianti perde posizioni, vendite in netto calo

Il Consorzio Chianti ha incontrato le categorie imprenditoriali. Il presidente Busi: “Facciamo rete, non guardiamo ai campanili”



FIRENZE — Vendite in calo per i vini del Chianti. E il presidente dell'omonimo consorzio, Giovanni Busi, lancia l'allarme.

“La fase è oggettivamente complicata – ha sintetizzato Busi nel corso di un incontro con varie categorie imprenditoriali - Nell'anno che ci lasciamo alle spalle le produzioni vitivinicole toscane hanno fatto registrare una perdita del 4 per cento complessiva. In un mercato come quello della Germania, che è fra i principali sbocchi dell'export del vino italiano, abbiamo perso ben il 20 per cento e in Canada siamo a meno 14 per cento. Tiene, anzi, aumenta la domanda sul mercato nazionale, che resta il nostro primo cliente rappresentando circa il 30 per cento del mercato del Chianti e, nella GDO Italia, il Chianti ha segnato un +3 per cento in termini di bottiglie vendute e un +6 per cento in termini di prezzo/bottiglia. E cresciamo anche sul mercato orientale. Ma è ovvio che se stiamo fermi a guardare, le conseguenze non potranno che essere negative”.

Per Busi quindi la Toscana deve muoversi come squadra. “Il Chianti è la Toscana, Chianti nell'immaginario del Mondo non è solo vino per questo serve valorizzarlo. Per questo serve una più stretta collaborazione fra tutti gli enti del territorio che superi i vari campanilismi - prosegue il presidente - Se oggi non si collabora si rischia davvero di perdere un treno che potrebbe essere l'ultimo” conclude il Presidente del Consorzio Vino Chianti.

“Stiamo perdendo posizioni ed è francamente non più accettabile che ci muoviamo non solo in ordine sparso ma spesso anche mettendoci i bastoni tra le ruote fra di noi - ha detto ancora Busi - Se vogliamo reggere la concorrenza che sarà sempre più dura dobbiamo imparare a fare rete lavorando come una squadra toscana al di là delle singole etichette”.

All'incontro erano presenti i rappresentanti di Legacoop, Confindustria e Confcooperative. Le categorie, secondo Busi, "hanno mostrato un sincero interessa per le nostre idee. Del resto il vino non è un'isola felice ma sta dentro un contesto plurale e comune per cui se la macchina toscana gira meno tutti i settori economici ne risentono”.


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