Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 20:46 METEO:GREVE IN CHIANTI15°  QuiNews.net
Qui News chianti, Cronaca, Sport, Notizie Locali chianti
giovedì 28 marzo 2024

JAZZ CORNER — il Blog di Leonardo Boni

Leonardo Boni

LEONARDO BONI - Un giovane economista, appassionato di basket che nei timeout coltiva un grande interesse per la musica e per il jazz.

Donald Byrd - A New Perspective

di Leonardo Boni - martedì 10 giugno 2014 ore 10:37

DONALD BYRD - A NEW PERSPECTIVE

Quando si parla di Donald Byrd, si fa riferimento ad uno dei trombettisti maggiormente stimati negli anni '50, purissimo nell'esecuzione e nello stile, e che cambiò "prospettiva", precisamente nel '63.

A "New Perspective" è una di quelle pietre miliari che segnano cambiamenti nel panorama musicale. Uno di quegli album fondamentali. Appunto, una nuova prospettiva del Jazz. Sempre Jazz, certo, ma proiettato in avanti nel tempo.

Un album, questo, che sarebbe potuto benissimo uscire nel 2014, e posizionarsi tra gli scaffali insieme a Nicola Conte e ad ogni banalissimo Cafè del Mar...

Ma siamo nel '63, e Byrd aveva già in mente tutto: dal Jazz, al Funk, al Fusion (...ci sono caduti in diversi...), all'Acid Jazz.

New Perspective è tutto questo. Con l'aggiunta dei cori Gospel. Innovazione musicale... che parte da uno dei migliori trombettisti Jazz, capace di andare oltre e di prevedere il futuro. Nel corso degli anni andrà incontro alle sue previsioni, sfoggiando album decisamente Funk e speriamentali, senza mai disperdere il suo talento invano.

Un album che ti elettrizza, non finisce mai di stupirti ogni volta che lo ascolti, e non puoi credere che sia uscito nel '63. Non può essere.

A fare grande New Perspective è la crew che Byrd riesce a coinvolgere. Uno su tutti, Herbie Hancock, che al pianoforte dà il meglio di sè, soprattutto in "Cristo Redentor": l'atmosfera sacra resa tale dai cori Gospel in sottofondo è arricchita dalla sua magistrale abilità al piano e dalla tromba di Byrd. Niente stona, tutto regolarmente nuovo e armonico. Il futuro è qui.

Poi c'è Kenny Burrell alla chitarra in Elijah e un magistrale Hank Mobley che perfettamente sposa Byrd in "The Black Discipline".

Proprio quest'ultima e "Chant", in chiusura di album, definiscono i virtuosismi di ogni componente e capisci già che la carriera di Herbie non sarà solo quella di sideliner. "The Black Discipline" e "Chant" è quanto rimane del "vecchio Jazz" in questa nuova prospettiva.

Il Byrd pioniere e veggente non ha resistito alla tentazione di rimarcare le proprie radici, ma anche qui, senza mai essere banale, cogliendo il meglio da ogni componente; soprattutto, da Herbie Hancock. Ci mancherebbe..

Leonardo Boni

DONALD BYRD, Elijah (Byrd) - Roger rogerjazzfan - 2 giugno 2010
Donald Byrd performs 'Blackbyrd' at the Montreux Jazz Festival 1973 - Gilles Peterson - 26 febbraio 2013

Articoli dal Blog “Jazz Corner” di Leonardo Boni